In posizione perfettamente equidistante fra le province di Bologna, Modena e Ferrara, sorge la città di Cento, l'antica "valle padusa" secondo gli eruditi del Seicento e del Settecento, che si estende sulla sinistra del ?ume Reno, ampliatosi notevolmente per effetto dell'insediamento industriale.
Nelle pianure basse e spesso vallive, la denominazione Cento, con i suoi composti, come Ducentola e Trecenta, è ricorrente; l'ipotesi più ricorrente si fonda sulla base dell'osservazione che nella pianura padana, in particolare a livello del con?ne tra il ferrarese e il bolognese, sono numerose le denominazioni derivate dai numerali e sulla base dell'informazione che tra Panaro e Sillaro dovevano esistere, nel periodo compreso fra il IX e il XIII secolo, una dozzina circa di comunità denominate "Cento".
La "Terra di Cento" La primitiva zona abitata, già di dominio longobardo, è citata nei documenti come "Fondo" o "Casale Reno", tra il 799 e l'800, quando ancora apparteneva all'Abbazia di Nonantola.
Verso la ?ne del XII secolo l'area dell'attuale Cento fece parte del Bolognese, divenne cioè proprietà terriera e dominio principesco dei vescovi di Bologna, conservando tuttavia una specifica forma di autonomia: godette infatti di condizioni di privilegio, nel senso che ?n dal 1185 poté esercitare un proprio potere giurisdizionale.
La "Terra di Cento" a quell'epoca gestiva anche i terreni e usufruiva di parte dei prodotti ricavati.
Inoltre, sulla base di un diploma imperiale del 1220 che ne confermava le caratteristiche di libertà da determinate imposizioni, i centesi poterono avvalersi del diritto di esenzione di dazi e gabelle, consolidando in questo modo l'autonomia politica ed economica.
Le Pievi. La prima pieve della zona sembra essere stata quella di Santa Maria, corrispondente all'odierna Pieve di Cento, accanto alla quale si svilupparono numerosi altri centri abitati, che andarono ampliandosi col passare degli anni. Uno di questi si ingrandì in modo tale da avere la seconda pieve del territorio: San Biagio in Cento.
Pieve e Cento formarono un'unica zona con un'unica amministrazione, prima come pieve feudale, poi come comune nel XI e XII secolo.
Risale tuttavia al 23 maggio 1376 il riconoscimento ufficiale vescovile del comune di Pieve di Cento: i problemi relativi alla divisione delle terre en?teutiche, il predominio crescente di una comunità rispetto all'altra, portarono alla separazione giuridica, fatta salva la dipendenza ecclesiastica della Parrocchia di San Biagio dalla Pieve di Santa Maria che proseguì ?no al 1586.
Gli Estensi. Nel XV secolo il Reno cambiò corso più volte e, portandosi in?ne proprio tra Cento e Pieve, ne contrassegnò anche una separazione di tipo geogra?co; con la conformazione assunta a quest'epoca, l'intera area divenne di proprietà estense nel 1502, come dote concessa da Alessandro VI alla figlia Lucrezia Borgia quando sposò il duca Alfonso I d'Este.
L'operazione di politica nepotistica ebbe come motivazione ufficiale la necessità di un controllo maggiore sugli abitanti, nonché quella di predisporre e realizzare interventi più efficaci per prevenire le rotte e le inondazioni del Reno. Al vescovo di Bologna era stato promesso un risarcimento monetario che non fu mai attuato dal ponte?ce.
Alla morte di Alessandro VI nel 1503, il vescovo non concesse in un primo momento il Centopievese a Ferrara; venuto successivamente a patti, attorno al 1508, ne assegnò l'investitura agli Estensi, a titolo di feudo. Da un punto di vista strettamente politico-amministrativo, Cento seguì le sorti di Ferrara, sia durante il ducato, sia al momento della devoluzione allo Stato Pontificio nel 1598.
Sempre nello stesso anno, Clemente VIII concesse alla comunità centese di arricchire il proprio stemma con l'arma gentilizia degli Aldobrandini. Nel XVII e XVIII secolo la comunità continuò a far parte della legazione ferrarese: ma il referente culturale, fu Bologna rispetto a Ferrara, che da capitale della signoria era diventata nel frattempo una modesta provincia dello Stato.
La nomina a Città. Nel gennaio del 1755 viene ufficialmente resa pubblica una bolla papale, attualmente conservata nell'Archivio Storico Comunale, dovuta a Benedetto XIV Lambertini, che promosse e dichiarò "città" la terra di Cento: "Tra i fiumi Panaro e Reno, sorge una terra, chiamata Cento, che supera di gran lunga molte terre dell'Amministrazione Pontificia per il numero di cittadini, di famiglie nobili, fama di uomini illustri, culto delle arti, eleganza degli edifici, anche di quelli religiosi, per monasteri e per la fertilità del territorio e per questo appare degna del titolo illustre di città e di essere celebrata con le prerogative adeguate che ne conseguono".